Medici e infermieri hanno ruoli e professionalità differenti, e differenti devono restare. Lo ha affermato il Consiglio di Stato (Terza sezione), il 21 giugno 2022, pronunciandosi sul caso relativo all'attivazione delle Unità di Degenza Infermieristica (UDI) di 12 posti letto, da parte dall'Azienda ospedaliera di Perugia per i pazienti in fase post-acuta.
La sentenza è importante perché potrebbe fare giurisprudenza anche con riferimento ai neonati Ospedali di Comunità, previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
Contesto e motivazioni della sentenza
I giudici amministrativi si sono pronunciati a seguito del ricorso presentato dalla Regione Umbria, contro una sentenza del Tar risalente al 2016 nella quale erano state in parte accolte le motivazioni presentate da Cimo (Coordinamento italiano medici ospedalieri) e Aaroi-Emac (Associazione anestesisti e rianimatori ospedalieri italiani).
Nelle motivazioni della sentenza del Consiglio di Stato si legge che di una “illogica e ingiustificata confusione di ruoli tra personale medico ed infermieristico conseguente alla tendenziale separazione tra attività clinica ed attività assistenziale che viene realizzata con l’UDI. È incontestabile – sdi legge nella sentenza – che al personale medico compete la gestione del percorso terapeutico e clinico del paziente, mentre alla struttura infermieristica spetta il compito di attuare il percorso propriamente assistenziale”.
La struttura organizzativa bocciata
Nell’impostazione che era stata concepita dall’Ospedale di Perugia, il paziente post-acuto veniva invece gestito dal responsabile della Unità di Degenza Infermieristica. E pur essendo garantita la presenza sussidiaria del medico di guardia, secondo il Consiglio di Stato, “tale modello non appare coerente con il quadro normativo di riferimento, preordinato alla tutela del diritto alla salute dell’individuo/paziente, che richiede l’intervento coordinato del medico e dell’infermiere”.
Non solo: “Il personale medico non può operare a distanza, in quanto ciò dovrebbe determinare una traslazione delle responsabilità, non consentita dall’ordinamento”.
La soddisfazione dei ricorrenti
Per Guido Quici, presidente della Cimo-Fesmed, la federazione che rappresenta oltre 14mila medici in Italia, i giudici amministrativi hanno sottolineato le peculiarità della professione medica e di quella infermieristica, precisando che non possono essere sovrapposte, confuse o sostituite.
“Non si tratta della mera tutela degli interessi di una categoria ma di un’attenzione tenace per la sicurezza delle cure e la tutela della salute dei pazienti”. E poi avverte: “vigileremo attentamente sull’istituzione di reparti e ospedali a gestione infermieristica, a partire dai neonati Ospedali di Comunità previsti dal PNRR”.