Forniamo agli operatori sanitari e ai pazienti informazioni mediche utili a beneficio di tutte le parti interessate nel sistema sanitario, sempre e ovunque.
Come già fatto lo scorso anno, abbiamo chiesto ai medici di medicina generale e ai pediatri che utilizzano i servizi di CGM di rispondere a una nostra survey.
L’obiettivo dell’indagine è ottenere una fotografia realistica della gestione del flusso di lavoro del medico, capire come entra in contatto con i pazienti e da quali strumenti preferisce essere supportato durante l’attività in studio.
In particolare, con i dati alla mano, possiamo renderci conto delle criticità che caratterizzano la medicina territoriale. Come anche avere un’idea più precisa della percezione dei professionisti della salute nei riguardi dell’intelligenza artificiale e del suo utilizzo.
Da tutto ciò ne discendono tante riflessioni molto interessanti
La gestione del lavoro e dei pazienti
Dai dati della survey del 2023 è emerso che il 76% dei Medici di Medicina Generale (MMG) e il 60% dei Pediatri di Libera Scelta (PLS) consideravano onerose le attività burocratiche. Nel 2024 è emerso che per il 59% dei pediatri e per il 37% dei MMG le attività più “pesanti” sono le certificazioni (certificato di malattia, di idoneità fisica e così via) e la rendicontazione ASL.
Sappiamo che il numero dei medici di medicina generale è in calo e il fenomeno ha come prima conseguenza diretta l’aumento del numero di assistiti per chi è operativo (dalla survey 2023 è emerso che il 59% degli MMG rispondenti aveva più di 1.500 pazienti).
Ma ne discende anche un tempo di visita ridotto e, di conseguenza, tempistiche più lunghe in riferimento alla diagnosi, minor cura della relazione e -è un’ipotesi sostenibile, anche un impatto maggiore sulla spesa pubblica.
Sappiamo quanto essere tempestivi sia di vitale importanza quando insorgono malattie gravi. Tuttavia, le malattie croniche sono sempre più diffuse e in fin dei conti le malattie rare non sono affatto da meno.
Ricordiamo, infatti, che in Italia la spesa sanitaria complessiva per le cronicità è di circa 66,7 miliardi di euro (Fonte: Il Sole 24 Ore). Vale a dire che la diagnosi precoce riguarda una fetta ampia di popolazione e influenza tanto la spesa pubblica quanto la qualità della vita dei pazienti.
Avere a disposizione meno tempo per la visita non è un dato positivo, quindi. Oltre a ciò, è emerso che per il 14% dei MMG il supporto psicologico è un aspetto significativo della visita in studio e, di conseguenza, passa in secondo piano, quando il tempo a disposizione è scarso.
Ma in verità è bene osservare che, se al 2023 oltre il 70% degli MMG dedicava meno di 15 minuti ai pazienti per la visita, nel 2024 si afferma una nuova tendenza, dove una grossa fetta di medici riceve su appuntamento.
Dai dati risulta, infatti, che più della metà dei MMG e quasi il 90% dei PLS riceve in studio su appuntamento. Ed è proprio chi fissa appuntamenti per la visita che dedica più tempo ai pazienti. Ciò vale per il 63% dei MMG e il 56% dei PLS rispondenti alla survey 2024 che ricevono su appuntamento.
In un certo senso, prenotare la visita in studio va probabilmente ad equilibrare la dinamica che sposta il focus dal paziente alle attività burocratiche. Spostamento che vede anche il contributo significativo dell’aumento del numero degli assistiti per singolo MMG e, per l’appunto, la riduzione del tempo da dedicare alla visita.
MMG, PLS e tecnologia
Siamo andati ad indagare meglio anche il rapporto che intercorre tra i professionisti della salute e la tecnologia. Dati alla mano, abbiamo visto che la gestione dei pazienti presenta qualche criticità, ma possiamo ipotizzare che l’adozione di tecnologie all’avanguardia possa snellire le questioni burocratiche, permettendo ai medici di dare più attenzione ai pazienti.
A questo punto, va tenuto conto del fatto che c’è anche chi interagisce con i pazienti da remoto e quindi compie un insieme di attività senza la presenza dell’assistito in studio. Ciò vale per il 90% dei MMG e il 95% dei PLS rispondenti. Per entrambi il mezzo più utilizzato rimane il telefono (59% MMG, 44% PLS) ma molto utilizzata è anche l’e-mail (45%MMG, 22% PLS) e la più contemporanea messaggistica, in particolare tra i MMG (59% contro il 9% dei PLS).
I dati rappresentano una realtà variegata: se da un lato si preferisce l’appuntamento, dall’altro è evidente anche che per una fetta di medici e pazienti è preferibile interfacciarsi reciprocamente a distanza.
E forse è proprio per questo che la salute deve ancora entrare davvero nelle priorità non solo dei governi ma anche della popolazione. Si tratta di riconoscere l’importanza di un confronto diretto con il medico, dell’adozione del punto di vista adeguato sulle tempistiche e le modalità di visita che mette il paziente al centro. E ciò vuol dire, dalla prospettiva di MMG e PLS, contemplare le soluzioni tecnologiche idonee per lavorare al meglio. È possibile trovare un equilibrio? La risposta potrebbe essere affermativa, se prendiamo in considerazione i software di intelligenza artificiale.
Il rapporto con l’intelligenza artificiale
I dati del 2023 ci parlavano di una platea di medici per lo più over 60 (73% di MMG CGM e 83% di PLS). L’anzianità lavorativa pare però non essere una ragione di pregiudizio nei confronti dell’AI.
Infatti, la risposta sulla possibile utilità dello strumento nell’attività quotidiana risulta positiva o addirittura molto positiva per il 67% dei MMG e il 73% dei PLS.
Naturalmente, non mancano pareri negativi e scettici, per lo più riferibili a una generica mancanza di fiducia nel mezzo. Fenomeno, questo, che deriva spesso dai problemi relativi alla gestione della privacy, ad esempio. Ma anche dal timore di perdere ancora di più il rapporto diretto con il paziente.
Se le questioni di privacy sono importanti e giustificate, ma gestibili, la paura di perdere il contatto con i pazienti è radicata, riteniamo, nella scarsa conoscenza della tecnologia. Infatti, l’AI sostiene il medico da un punto di vista tecnico, semplificando la gestione delle cartelle cliniche e delle pratiche burocratiche. Inoltre, può offrire ai professionisti la possibilità di approfondire la conoscenza delle patologie, consultare fonti scientifiche autorevoli, e, grazie a questo, ottimizzare il processo di presa in carico del paziente.
Tutto questo non vede affatto i “software intelligenti” sostituire i medici. L’importanza fondamentale della visita e del contatto diretto con i pazienti non viene messa in dubbio. Del resto, già ora è potenzialmente intaccabile con sistemi decisamente meno sofisticati dell’AI.
E ribadiamo che la conoscenza dello strumento è una delle basi da cui partire, se s’intende lavorare per fare della salute un valore da perseguire e del paziente il centro della pratica medica.
È evidente, quindi, che attorno alle tecnologie, e in particolare attorno a quelle AI-based, è necessario far mutare percezione, e per ottenere questo risultato servono comunicazione e formazione dell’utenza, siano essi i medici, ma anche i cittadini, potenziali pazienti.
Siamo comunque ottimisti, perché il dato che emerge dalla survey è comunque incoraggiante. Infatti i rispondenti si sono dimostrati generalmente positivi verso l’impatto che l’AI potrà avere sulla pratica medica (67% dei MMG, 73% dei PLS) e si sono dimostrati aperti a provare strumenti capaci di supportarli durante la normale attività con i pazienti (56% dei MMG, 59% dei PLS). Tra questi, incalzati con un’ulteriore domanda sui possibili campi di utilizzo di simili tool, le risposte sono state per noi sorprendenti perché vanno a toccare attività precipue della figura del medico, come l’aiuto alla diagnosi (67% MMG, 50% PLS), ma sulla stessa linea anche l’interpretazione degli esami diagnostici (46% MMG, 56%PLS) e il supporto decisionale in situazioni d’urgenza (31% MMG, 29% PLS).
I medici e l’industria farmaceutica
Volgendo l’attenzione alla sinergia tra medico e industria farmaceutica, gran parte dei rispondenti ritiene che la collaborazione tra le parti sia per lo più positiva (74% dei MMG e 68% dei PLS) e la percezione fondamentalmente non si abbassa di molto chiedendo ai medici se ritengono valida l’attività di sponsorizzazione di contenuti scientifici, dove il 55% dei MMG e il 51% dei PLS ritiene abbastanza rilevanti contenuti medico-scientifici di questo tipo, e il 10% dei MMG e il 7% dei PLS li ritiene addirittura molto rilevanti.
Come possiamo interpretare i dati che risultano consistenti in relazione tanto al medico di medicina generale quanto al pediatra? La logica a suo modo è semplice, ma per nulla scontata: i medici sono propensi alla ricezione di informazioni utili per la pratica.
Desiderano essere aggiornati e avere un supporto scientifico per svolgere le azioni chiave: fare una diagnosi corretta, conoscere i farmaci, strutturare una terapia adeguata, monitorare i pazienti e così via. Che è un po’ come dire che la relazione con l’industria farmaceutica va bene nella misura in cui risulti vantaggiosa anche per la fase operativa del lavoro del medico.
Chiudendo il cerchio, ancora una volta i dati ci dicono che awareness e formazione sono i maggiori benefici ottenibili dalle interazioni tra professionisti e con i software.
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